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La nostra idea di COMUNE

In sintesi UN COMUNE PROTAGONISTA E CHE ASCOLTA I CITTADINI (non solo alcuni). Per l’efficacia del governo futuro risulta fondamentale ridare al Comune la propria istituzionale responsabilità propositiva, di guida e coordinamento sui temi di sviluppo della città, mantenendo un’autonomia che salvaguardi gli interessi collettivi e promuova reali strumenti di partecipazione e di pianificazione a tutti i livelli e su tutti i settori. Una partecipazione autentica, che deve essere posta a monte e non a valle dei processi decisionali, condotta nel rispetto degli interlocutori attraverso metodologie riconosciute e con chiarezza sugli obiettivi.

Come si può pensare di essere efficaci ad esempio nel settore del sociale se tutte quelle straordinarie forze del volontariato insieme alla Caritas e ad altri non trovano nel Comune un riferimento organizzativo generale? Il volontariato è forte se il Comune fa la sua parte e lo coordina, lo indirizza, lo aiuta.

Su un altro piano operativo si tratta di migliorare il funzionamento della macchina comunale che oggi penalizza le tante professionalità presenti, anche per quanto riguarda i servizi e le pratiche per i cittadini e le imprese, in termini di sburocratizzazione, riduzione delle tempistiche, chiarezza di comunicazione, coordinamento gestionale, rendicontazione. Una nuova concezione di ruolo del Comune senza la quale è difficile poter affrontare la complessità dei problemi e le relative risposte progettuali, a cominciare da quelle del PNRR, superando l’attuale incapacità di pensare e programmare in termini di area vasta, di guardare oltre i confini amministrativi del Comune e di costruire collaborazioni inter-istituzionali.

Il caso della gestione dei fondi PNRR a Parma è emblematica. Ogni settimana escono idee e proposte varie, ogni tanto il Comune afferma di avere vinto un bando e di intervenire qua e là. E’ questo il modo di procedere? E’ stato mai presentato alla città un piano complessivo degli interventi finanziabili con il PNRR? Si procede così, in ordine sparso. Bisogna riorganizzare un piano programma dei fondi del PNRR che destinarli in modo equilibrato e razionale le opere più necessarie coinvolgendo la cittadinanza.

Con IREN ed altri enti partecipati dal Comune bisogna aprire il tema della qualità del servizio e delle bollette che, particolarmente onerose viste le difficoltà del periodo, risultano di difficile lettura, magari adottando anche procedure di contratto più semplici e verificando possibilità di riduzione dei costi, dove il Comune deve essere dalla parte dei cittadini.

ALCUNE AZIONI PROGRAMMABILI NEI PRIMI SEI MESI DI NUOVA AMMINISTRAZIONE

A – Individuazione di un nuovo Direttore Generale con competenze adeguate a facilitare il coordinamento dirigenziale dei settori di una macchina ammnistrativa complessa come quella del Comune di Parma.

B – Revisione del quadro delle aziende e delle fondazioni partecipate, apertura di un tavolo con IREN teso a rendere efficiente e a sburocratizzare i servizi all’utente nonché a valutare possibili criteri di riduzione tariffaria e modalità di raccolta dei rifiuti.

C – Ricostruzione di una rete di decentramento circoscrizionale che consenta una reale partecipazione e contributo decisionale dal basso. In parallelo bisogna decentrare una serie di servizi socio-sanitari e della sicurezza all’interno dei quartieri.

D – Piano generale di sburocratizzazione e facilitazione dei servizi comunali nei confronti di cittadini, associazioni, imprese.

E – Presentazione consultiva del bilancio di previsione del Comune con rendicontazione chiara alla città e ai quartieri sulla destinazione delle risorse, a cominciare da quelle del PNRR.

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Di quale CULTURA parliamo?

Vogliamo una CULTURA AUTENTICA E RADICATA. Si tratta di voltare pagina rispetto alla concezione spettacolarizzata e prevalentemente commerciale di cultura di questi anni, quella che abbiamo vissuto con Parma Capitale della Cultura 2020-21, che ben poco di memorabile e di realmente educativo ha lasciato alla città, per non parlare della chiusura di teatri e cinema, e con 7.6 milioni di spesa pubblica di cui al momento non si ha riscontro. Abbiamo visto cose spesso inutili, alcune illeggibili, alcune imbarazzanti come le sedie con alberello in piazza Garibaldi o le installazioni sul Ponte di Mezzo. Dov’è finita la Parma dei Festival del Teatro, della Poesia e dell’Architettura, la tradizione del cinema, del Regio, delle grandi mostre che la città ha saputo produrre nella sua recente storia?

Siamo a favore di una espressione più autentica e formativa di cultura, dove tradizione e contemporaneità si incontrino, valorizzando le realtà del contesto anche attraverso forme di apertura e collaborazione a livello internazionale. Una cultura che si caratterizzi sui piani del progetto e della produzione nei diversi settori, così facilitando la formazione di nuove competenze e la conservazione di quelle tradizionali. Cultura vuol dire innanzitutto produzione, il saper ideare, inventare, rielaborare i caratteri, le espressioni di una città attraverso tutte le arti e i saperi a cominciare da quello storico. Si tratta di programmare una grande produzione teatrale o cinematografica, una importante mostra, un festival qualificato, di mettere realmente a sistema i musei cittadini, ed altri prodotti di alto livello capaci di far emergere il nome "Parma" in campo nazionale ed estero

Al tempo stesso, in parallelo e con meccanismi di scambio e collaborazione con le grandi produzioni, bisogna sostenere una cultura molecolare che faciliti processi educativi per la cittadinanza nelle arti visive, nella musica, nel cinema, nel teatro, nella letteratura ma non meno nella scienza e in quei settori del sapere capaci di determinare valori originali e significativi in termini di cultura sociale ed economica, in stretta relazione programmatica con scuole, università, associazioni, poli museali, mondo dei beni culturali, imprese, riaprendo il rapporto tra centro e periferia attraverso spazi di fruizione per ospitare ma soprattutto produrre cultura anche in modo diffuso.

Una cultura che può assumere una valenza importante se non decisiva di supporto ai progetti di rigenerazione urbana nei quartieri più problematici, in particolare sul piano dell’educazione giovanile e della non sempre facile integrazione multietnica.

ALCUNE AZIONI PROGRAMMABILI NEI PRIMI SEI MESI DI NUOVA AMMINISTRAZIONE

A – Istituzione di un tavolo della cultura dal titolo “Progetto Parma Cultura” di previsione sulla programmazione culturale e il budget biennale, con tematiche ed obiettivi di produzione condivisi tra le istituzioni culturali della città e in collaborazione con le associazioni e le scuole.

B – Progettazione di un Festival Internazionale “Parma città delle Arti” a tema annuale, distribuito su due fasi, primaverile ed autunnale, oltre ad un progetto di ridefinizione artistica del Festival Verdi e della produttività del Regio (con un reale coinvolgimento delle professionalità presenti).

C – Prima fase pilota di allestimento di nuovi laboratori culturali all’interno delle scuole in rapporto ai quartieri di appartenenza.

D – Messa a disposizione di spazi municipali per progetti proposti dalle associazioni culturali e di produzione artistica di base (teatro, musica, danza, cinema, arti visive, scrittura ecc. ecc.).

E – Progetto di produzione biennale di una grande mostra di portata internazionale, in collaborazione con l’Università di Parma ed altri centri di ricerca scientifica, all’interno della crociera dell’Ospedale Vecchio quale struttura produttiva permanente dei grandi eventi d’arte.

F – Ridestinazione del complesso di San Paolo a centro di ospitalità per accademie internazionali (università americane ed europee in primis), associazioni culturali, centro della fotografia, museo della città come ampliamento della Pinacoteca Stuard.

G – Sviluppo di un piano di promenade urbane con tematiche tra le quali quella dello “stradone petitotiano” con i poli del Casinetto e dell’Orto Botanico, con il coinvolgimento dell’Università e delle scuole superiori.

H – Istituzione di un biglietto unico “Parma One Ticket” per tutto il sistema museale della città con facilitazioni di sconto per negozi e ristoranti.

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La SCUOLA che vorrei

Il miglioramento delle azioni educative deve vedere un Comune capace di ascolto, analisi preventiva, visione operativa attraverso una sistematica dei rapporti con i giovani e le famiglie basata sul loro coinvolgimento in progetti significativi. LA SCUOLA INTESA COME LUOGO DI COMUNITÀ è lo strumento principale per il raggiungimento di una educazione più efficace, che determini reali effetti nella vita della città. Le scuole, in una logica inter-istituzionale, devono diventare spazi urbani aperti, laboratori, officine del progetto giovanile, punti di presidio nel quartiere, con rafforzate azioni di attività educative-formative da finanziare come investimento per il futuro.

L’interfaccia tangibile tra scuola e vita urbana deve vedere il ruolo propositore ma soprattutto facilitatore dell’amministrazione comunale anche rispetto al coinvolgimento di altri attori sociali capaci di apportare contributi in tal senso sui temi della cultura, dello sport, del volontariato, dei valori civili. Da investire in occasioni fruitive attraenti e di qualità, capaci di corrispondere ad un doposcuola sottocasa.

Il tema fondamentale delle scuole per l’infanzia va sottoposto ad una attenta revisione in termini di valorizzazione dei fattori qualitativi, a partire dall’esperienza delle professionalità già presenti, attraverso nuove modalità di concertazione tra operatori e utenti, coinvolgendo le competenze della nostra ed altre Università in materia. In particolare sulle scuole dell’infanzia va ripreso il tema dei costi e della disponibilità di posti, con particolare attenzione alle condizioni di fragilità, tenendo ben presente come questo aspetto incida fortemente sul ruolo della donna in campo lavorativo.

Si parla tanto di nuove scuole, bene, ma qualcuno si preoccupa di cosa poi mettiamo dentro i muri? Quale sostegno il Comune ha dato ad una concezione di scuola intesa anche come centro civico e laboratorio di cittadinanza per i giovani e non solo? La presenza coordinatrice del Comune risulta essenziale se si vuole promuovere un sistema complessivo di sinergia tra scuola e mondo esterno a fini educativi, ritagliato sui casi specifici, rispetto alle esigenze particolari che ogni scuola in ciascun quartiere presenta.

Anche a seguito della pandemia, si osserva un notevole incremento delle situazioni di disagio nell’area psicologica ed educativa relativa a bambini, adolescenti e famiglie. Tra le altre cose si ritiene utile la promozione, in collaborazione con l’Università, di spazi di consulenza e formazione rivolti agli insegnanti ed operatori su situazioni critiche specifiche. Si tratta di una formazione contestualizzata che prevede il metodo della pratica riflessiva: analisi e osservazione di specifiche situazioni critiche e l’individuazione di possibili interventi per promuovere un cambiamento.

ALCUNE AZIONI PROGRAMMABILI NEI PRIMI SEI MESI DI NUOVA AMMINISTRAZIONE

A – Definizione del progetto “Città-Scuola” per supportare l’estensione funzionale (orari e spazi – dopo scuola sotto casa) dei centri scolastici in chiave educativa e formativa per giovani ed adulti nell’ambito dei quartieri. Oltre alle componenti dell’associazionismo culturale e del volontariato sociale, particolare attenzione andrebbe dedicata al contributo dello sport alla scuola sotto forma di convenzioni con i servizi e le associazioni sportive già presenti nei quartieri.

B – Predisporre servizi aggiunti, finanziati dal Comune, all’interno delle scuole per l’attività ludica alternativa allo smartphone, l’orientamento al lavoro, l’ascolto psicologico, la valorizzazione delle vocazioni, secondo una logica di “scuola come famiglia allargata”.

C – Verificare i criteri di riduzione delle tariffe e di estensione dei servizi scolastici (doposcuola sotto-casa) quale sostegno alla famiglia e al lavoro femminile.

D - Verificare le condizioni di bilancio per interventi straordinari a favore del completamento della rigenerazione delle strutture scolastiche e di una maggiore disponibilità finanziaria per incrementare i posti della scuola d’infanzia quale scelta strategica a favore delle famiglie (in collaborazione con Fondazioni bancarie e grandi aziende).

E – Ridefinire un “Tavolo Scuola” di indirizzo delle politiche educative e formative in chiave integrata, secondo logiche di filiera e di coordinamento istituzionale, attribuendo un ruolo principale alla componente insegnante.

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La CURA quotidiana e la SICUREZZA della città

DECORO E VIVIBILITA’ sono condizioni collegate per una città di qualità, piacevole da abitare ed attrattiva.

Se c’è un tema che vede d’accordo gran parte dei cittadini di Parma quello è la mancata cura della città. La pulizia di strade e marciapiedi, la manutenzione del verde e delle attrezzature, in particolare i giochi bimbi, nei piccoli come nei grandi parchi, le logiche di raccolta dei rifiuti, le piccole riparazioni che richiedono mesi prima di essere effettuate, lo stato di degrado di certe vetrine di negozi sfitti, ponteggi lasciati montati per anni, si pensi a quelli che abbiamo avuto in Piazza Garibaldi.

La segnaletica in particolare nel centro storico è affidata a cartelli giallo senape che sembrano pensati per un parcheggio o un’area industriale. I portabiciclette spesso rotti e con biciclette vandalizzate e abbandonate. Le fioriere, a partire da via Cavour il salotto di Parma, rovinate, ricettacolo di erbe e cartacce, mozziconi di sigaretta ovunque, per altro molto inquinanti, affissioni abusive. Una sommatoria di dettagli che restituiscono un senso di abbandono e di degrado. Tutto questo deve cambiare attraverso progettualità, programmazione e criteri all’altezza di una città d’arte come Parma, nel centro come nei tanti luoghi della periferia.

Tutti i fattori di degrado manutentivo si riflettono anche su quello della sicurezza oltre che sulla qualità abitativa in generale e il valore delle abitazioni. Se si dice di portare all’interno dei quartieri la vigilanza municipale non possiamo limitarci ad aprire una postazione con vetrina ma vuota e con presenze saltuarie o qualche telecamera in più. Bisogna tornare a progettare un piano-programma per la sicurezza, che deve adottare modalità alternative, studiate sui casi specifici, rispetto a quelle che sinora hanno portato ad esiti fallimentari nelle diverse situazioni urbane. Bisogna operare sul piano dell’attenzione e della composizione sociale preventiva, a cui collaborino anche i servizi di assistenza e monitoraggio sociale, e dei presidi decentrati di polizia urbana, che non possono essere standardizzati ma dimensionati e dotati secondo le esigenze particolari di ogni situazione, a partire dalle più problematiche, così utilizzando al meglio le risorse. Tutti i settori comunali devono poi collaborare sinergicamente per migliorare i luoghi urbani sotto il profilo, anche solo percepito, della sicurezza.

Anche il tema degli animali da compagnia, visto l’incremento verificatosi in questi ultimi anni, va considerato in termini progettuali, di servizi e spazi adeguati al benessere animale, così come di criteri di comportamento a partire dalla pulizia dei marciapiedi. Nell’ottica di una quotidianità civile va considerato inoltre con maggiore serietà e impegno il tema del Polo integrato animali di affezione la cui soluzione dovrebbe comprendere un rinnovato rapporto con il Dipartimento di Medicina Veterinaria della nostra Università.

ALCUNE AZIONI PROGRAMMABILI NEI PRIMI SEI MESI DI NUOVA AMMINISTRAZIONE

A – Nuovo piano generale per la raccolta dei rifiuti, differenziato a seconda delle specifiche condizioni urbane, e introduzione di criteri più puntuali per la pulizia dello spazio pubblico anche attraverso campagne di educazione.

B – Messa a punto di un piano “Parma città elegante” in collaborazione con i pubblici esercenti, i commercianti, i proprietari di immobili della città.

C – Piani personalizzati per la sicurezza di quartiere: mappatura delle criticità, presidi decentrati, regimi concordati di pattugliamento, rete di collaborazione, monitoraggio sociale.

D – Realizzazione di postazioni “Bici Sicura” in particolare nel centro storico e nelle centralità di quartiere per facilitarne l’accesso per la fruizione di servizi e di spazi commerciali.

E – Redazione di un nuovo progetto dedicato agli animali di affezione: servizi (più cestini in strada per le deiezioni), spazi, cura degli animali nei diversi contesti cittadini in collaborazione con il Dipartimento di Veterinaria e le associazioni.

F – Progettazione e messa in atto di “Centri di manutenzione di quartiere” distribuiti nei 4 quadranti della città ed uno per il centro storico per gli interventi ordinari di manutenzione programmata o a richiesta, anche con l’ausilio di operatori dedicati a “lavori socialmente utili”.

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Il CENTRO STORICO tra tradizione e futuro

Bisogna dare nuova vita al centro con attenzione a tutto il tessuto storico della città, ad est come ad ovest del torrente. Le attuali criticità, frutto di una mancata visione e politica di interventi dedicati, con una perdita valoriale in termini funzionali, sociali, immobiliari e non ultimo commerciali, con rischi evidenti anche sul piano dell’attrattività non solo turistica ma dell’intera cittadinanza e del territorio, richiede un deciso cambio di passo e di direzione.

Un robusto intervento di rivitalizzazione del Centro Storico di Parma esige la (ri)costituzione di un approccio da “Centro Commerciale Naturale” con l’istituzione di uno specifico Town Centre Management di progettazione unitaria, programmazione ed interventi, in rapporto con un Tavolo di Concertazione con funzione di definizione delle linee guida e di raccolta delle esigenze e delle proposte di tutti i soggetti interessati (rappresentanze operatori commerciali, proprietari dei negozi, abitanti). Da questo ambito di coordinamento usciranno le azioni più adeguate anche per l’imprenditoria commerciale giovanile, per chi voglia aprire nuove attività artigianali e di servizio.

Il commercio e le altre attività su strada vanno considerate di pubblica utilità per quanto riguarda la sicurezza e la vivibilità della città agevolando di conseguenza le politiche di incentivo. Servono inoltre isole pedonali con punti di custodia delle biciclette e parcheggi gratuiti o a basso costo per l’accesso al centro che premino i veicoli meno inquinanti.

Tematiche da focalizzare: la rigenerazione di piazza Ghiaia reintroducendo un mercato alimentare stabile, in connessione alla spina commerciale Galleria Polidoro-via Mazzini-Repubblica-D’Azeglio, all’interno di una nuova strategia di interventi strutturali dedicati al commercio e a funzioni correlate, nuovi progetti fruitivi per i complessi di San Paolo e dell’Ospedale Vecchio idonei e congeniali al carattere identitario di quegli spazi, il rispetto conservativo anche in termini fruitivi della Cittadella e del Parco Ducale, il destino di Palazzo Sanvitale e di San Luca degli Eremitani, la messa a punto di un reale sistema museale.

Tutti gli interventi devono essere compresi in un programma quinquennale del Centro Storico che preveda anche il recupero abitativo e l’introduzione di attività artigianali e terziarie a favore del tessuto socio-culturale e di un’immagine autentica, poiché abitata e viva, di centro storico. Il centro risulterà ancora attrattivo solo se riconquista abitanti, attività, occasioni di frequentazione non occasionali, socialità naturalmente secondo logiche coordinate e attente a prevenire forme di squilibrio e incongruità. Anche il tema degli affitti temporanei va regolato e qualificato, a garanzia di tutti, a complemento di un sistema alberghiero di fondamentale importanza.

ALCUNE AZIONI PROGRAMMABILI NEI PRIMI SEI MESI DI NUOVA AMMINISTRAZIONE

A – Attivazione di un progetto dedicato “Vivo Oltretorrente” con la partecipazione di tutti i portatori di interesse e finalizzato a valorizzarne la vocazione abitativa, quella ospitante, produttiva artigianale e commerciale, di espressione sociale, di autenticità identitaria (anche a fini turistici). Destinazione espositiva “grandi mostre” per la crociera dell’Ospedale Vecchio con annessi spazi produttivi, servizi complementari, associazioni culturali.

B – Progettazione di un centro servizi nell’ex Cobianchi sotto Piazza Garibaldi: centro informazioni, toilettes, deposito bici, portineria degli abitanti il centro.

C – Messa in atto di un “Progetto Ghiaia” per la realizzazione di un food district con eliminazione delle vele (da destinarsi al campus o alla Fiera), inserimento di un mercato alimentare di vendita e consumo permanente, rigenerazione di via Mazzini-Galleria Polidoro a centro commerciale naturale.

D – Apertura del tavolo progettuale per il commercio in centro storico: programmazione di bilancio quinquennale e riconoscimento utilità pubblica degli esercizi commerciali, in collaborazione con le associazioni del commercio e la proprietà immobiliare collegata.

E – Lancio di un bando per ospitare nel complesso di San Paolo accademie internazionali d’arte e cultura umanistica della rete universitaria internazionale (presenze straniere prolungate).

F – Tavoli di confronto sul futuro di Palazzo Sanvitale e di San Luca degli Eremitani.

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Valorizzare la città, QUARTIERE per QUARTIERE

Bisogna ripartire dalle PROBLEMATICHE ma anche dalle POTENZIALITA’ dei quartieri esterni al centro. Non facciamo però di tutte le erbe un fascio. Bisogna redigere un’analisi ed una programmazione progettuale fino ad ora mai svolte, che consentano di realizzare interventi e una politica di gestione dedicate ad ogni singolo quartiere, con i suoi specifici bisogni e caratteri. Questo per ottimizzare l’uso delle risorse rispetto ad una superficie urbanizzata molto vasta quanto differenziata e non omogenea anche per composizione sociale.

Una progettazione personalizzata che individui le soluzioni per una mobilità dolce ciclopedonale, verifichi lo stato di manutenzione degli spazi pubblici in particolare quelli del verde attrezzato, promuova la rigenerazione o la nuova creazione di centralità urbane, a contrasto dei fenomeni di degrado, su cui condensare l’offerta dei servizi per la salute e l’istruzione, il commercio di vicinato, i pubblici esercizi, in generale le attività di socializzazione, soprattutto per i più anziani e i più giovani non meno che per le famiglie in particolare con i bambini più piccoli, in alternativa all’urbanità dei centri commerciali. Solo un adeguato sistema a rete rende effettivamente premiante la mobilità dolce nei contesti periferici. Il collegamento pubblico con gli autobus va riconsiderato anche rispetto alle mutate esigenze che ogni quartiere presenta nel tempo.

Una specifica attenzione andrà riservata ai quartieri che presentano maggiori problematiche in termini urbanistici, di qualificazione abitativa e lavorativa, di sostegno ai bisogni di una società multietnica compresi quelli educativi e di comprensione delle regole di convivenza civile. Bisogna inoltre rilanciare una serie di soluzioni che trattengano le persone anziane all’interno del quartiere dove hanno a lungo vissuto.

Il COVID ci ha insegnato che all’interno del quartiere, nel raggio di 10 / 15 minuti a piedi, dovrei poter disporre di tutto l’essenziale: generi alimentari e di prima necessità, artigianato di servizio, servizi di base per la salute, l’assistenza ad anziani e disabili, spazi per i giovani a cominciare dalle scuole, ecc. ecc. Ogni quartiere dovrebbe essere sottoposto al vaglio di una completezza minima di dotazioni e qualità abitativa e nel caso si registrino carenze si devono programmare gli interventi necessari su base prioritaria.

E’ importante ribilanciare le destinazioni d’uso nel quartiere dove, ad esempio, alla componente prevalente abitativa vanno associate anche attività di tipo terziario, dell’artigianato di servizio e manutenzione a basso impatto, unità commerciali di vicinato o specializzate. Questo per motivi di vivacità e diversificazione dei soggetti abitanti, opportunità di lavoro sottocasa, sicurezza percepita. Bisogna evitare fenomeni di concentrazione e di ghettizzazione di componenti sociali fragili sotto il profilo socio-economico e culturale.

La rigenerazione periferica deve inoltre progettare l’uso di grandi aree pubbliche e private da troppi anni dismesse e abbandonate, secondo un quadro sistemico razionale e coordinato degli interventi che coinvolga ad esempio l’ex-Mercato Bestiame, l’ex Scalo merci, i depositi Tep e molte altre come occasioni per dare risposte alle nuove generazioni in termini abitativi, nonché di attività artigianali e di piccola impresa a tecnologia avanzata compatibili con le destinazioni residenziali.

ALCUNE AZIONI PROGRAMMABILI NEI PRIMI SEI MESI DI NUOVA AMMINISTRAZIONE

A – Redazione dei “Progetti di Quartiere” capaci di restituire un quadro dettagliato delle problematiche e delle esigenze specifiche di ognuno sulla base delle quali realizzare gli interventi urgenti di riqualificazione e quelli da programmare durante i cinque anni di mandato. Favorire il ripopolamento produttivo, commerciale e di servizio all’interno dei quartieri.

B – Programmare una campagna straordinaria di manutenzione del verde, degli spazi pubblici, dei giochi bimbi, di strade e marciapiedi che recuperi lo stato di mancata cura di questi ultimi 5 anni. Rendere continuo e monitorato lo stato di manutenzione.

C – Progettare la realizzazione di 4 centri di manutenzione comunale ordinaria interquartiere nei settori nord-ovest, nord-est, sud-ovest, sud-est della città al fine di ottimizzarne la tempestività di intervento e il monitoraggio.

D – Implementare e stabilire in ogni quartiere le Case della Salute intese anche come case della comunità di quartiere, per prestazioni aggiunte di servizio ai giovani e agli anziani, in particolare per le case protette e i bisogni dei soggetti fragili.

E – Incentivare e sovvenzionare la realizzazione di case protette per gli anziani (a cominciare dal mantenimento nella propria abitazione) e i soggetti diversamente abili attraverso il consorzio cittadino “Abito Qui” (Comune, Fondazioni, Regione ed altri enti pubblici e privati).

F – Sperimentare il progetto dei “Macro-isolati di Quartiere” come unità di vicinato promosse dal Comune in grado di realizzare al proprio interno dei servizi collettivi quali il portierato, la sicurezza, il monitoraggio sociale, alcune attività per sport e cultura sotto casa, la gestione energetica, i servizi di manutenzione domestica, la mobilità condivisa, le azioni di sostenibilità in genere.

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La SALUTE nel sociale

Serve un rinnovato sforzo progettuale ed organizzativo sul tema della SALUTE INTESA COME FENOMENO ESTESO DI SALVAGUARDIA INDIVIDUALE E SOCIALE. Riguarda il contrasto preventivo e curativo a tutte le forme di patologia fisica e psichica, ma anche le strategie assistenziali rivolte a tutte le forme di fragilità degli anziani, dei diversamente abili sino alle espressioni di povertà estrema che rendono molto vulnerabili persone e famiglie.

Partendo dal dato istituzionale di un Sindaco come massima autorità sanitaria della propria città, che dovrebbe quindi essere ben presente su questo ambito tematico, serve un inedito progetto generale di iniziativa pubblica riguardante un’assistenza decentrata, vicina alle persone, presupposto fondamentale per preservare la buona funzionalità specialistica dell’ospedale. In questo scenario il Comune deve farsi parte attiva, coordinando anche tutte le componenti direttamente o indirettamente coinvolte sul tema del benessere sociale, nel Progetto di Integrazione delle Aziende USL e Ospedaliero Universitaria di Parma. Un percorso che se ben condiviso e valutato, declinato in modo specifico all’interno dei diversi quartieri oltre che sul territorio provinciale, potrà rispondere a bisogni assistenziali nuovi e in continua crescita, conseguenti ai cambiamenti demografici e sociali della città.

Si tratta di fare evolvere la tipologia delle Case della Salute in senso comunitario, di valutare una distribuzione adeguata delle strutture, quartiere per quartiere, di realizzare un sistema di continuità assistenziale ripensato come completa integrazione tra il livello ospedaliero e quello delle cure intermedie e primarie, di sviluppare le modalità di assistenza domiciliare integrata con presa in carico dei pazienti e delle loro famiglie, di integrare e rendere efficienti le funzioni tecnico amministrative, di valorizzare le professionalità mediche e paramediche. Sul fronte della contingenza COVID oltre a sviluppare servizi decentrati di assistenza “long covid” andranno adottate azioni specifiche sulla salute psichica delle persone più giovani.

Il benessere sociale riguarda anche il tema dell’accoglienza agli immigrati, che va regolata secondo l’accordo Stato – Comuni in grado di garantire una gestione ravvicinata ma soprattutto monitorata e quindi più efficace delle problematiche da affrontare con il fondamentale contributo del volontariato. Far finta di niente o non adottare azioni coordinate, vuol dire far crescere il tasso di marginalizzazione con le ricadute negative conseguenti per i soggetti interessati e per la vita di tutta la città.

Per le fasce più povere, oltre al supporto emergenziale in collaborazione con il volontariato allineato ai servizi sociali comunali, in particolare di reintroduzione nel mercato del lavoro, andrà dedicato uno specifico piano casa (a fronte di quasi 2.000 domande di alloggio sociale inevase e oltre 3.000 sfratti) che richiede interventi innovativi e ottimizzati sui costi-benefici per il recupero del maggior numero possibile di alloggi pubblici ma anche privati in stato di abbandono, in collaborazione con ACER, Fondazioni, Università, associazioni d’impresa.

Il tema delle persone con diversa abilità deve avvenire innanzitutto attraverso la ridefinizione completa dei rapporti con il Terzo settore. Va ripensata e trovata nuova linfa per le offerte di servizi a partire dall'inclusione nel mondo del lavoro nelle sue varie dimensioni industriale, artigianale cooperativo ecc. Non si fa inclusione se non si danno strumenti alle autonomie. Va rimodulata la rete dell'assistenza domicilare uscendo una volta per tutte dalla logica prestazionale per passare alla realizzazione di un progetto più ampio di vita. La rete della “Dopo di noi” va ampliata realizzando ulteriori abitazioni destinate a garantire continuità anche dopo la scomparsa dei nuclei genitoriali. Sempre di più il ruolo dell'Ente Comune deve essere quello della regia e del coordinamento delle notevoli risorse territoriali in campo.

Per quanto riguarda gli anziani, la costituzione delle Asp rappresenta il punto di forza per il ripensamento del settore dell'assistenza agli anziani e alle loro famiglie, secondo linee di azione che vanno tutte nella direzione del mantenimento delle persone all'interno delle proprie case ma con strumenti adeguati. In parallelo le case di comunità, le diversificazioni dei diversi livelli assistenziali, il rapporto con la sanità territoriale devono rappresentare un valore aggiunto. Deve stabilirsi una diversa contrattualità con gli Enti Gestori cresciuti nel tempo grazie alla committenza degli Enti Locali che possono e devono investire risorse proprie non solo a livello economico ma progettuale e di diversa qualità culturale.

Durante la Pandemia le famiglie sono state lasciate sole con le assistenti familiari a gestire problemi, ansie e difficoltà, senza la presenza di un servizio anche da remoto che potesse essere di aiuto. Il Comune in queste situazioni deve essere presente. Il nuovo welfare parte anche da li.

ALCUNE AZIONI PROGRAMMABILI NEI PRIMI SEI MESI DI NUOVA AMMINISTRAZIONE

A – Perfezionare e sostenere la filiera di trattamento dei pazienti casa-ospedale-casa e di sostegno alle famiglie in collaborazione con Azienda Ospedaliera Universitaria, AUSL, assistenza domiciliare delle Case della Salute ed altri gestori di servizi.

B – Il Comune apre un ufficio di informazione ed orientamento nei confronti delle famiglie per avviarle a percorsi efficaci di trattamento, cura, assistenza, lavoro nei confronti di diversi tipi di disabilità, forme di autismo, malattie rare.

C – Realizzare una rete inter-quartiere di prevenzione dello stato di povertà e disagio sociale, con servizi di ascolto e di accompagnamento decentrati, attrezzati anche per interpretare le problematiche di ascolto e di sostegno all’integrazione socio-lavorativa delle diverse componenti etniche.

D – Programmare una campagna di realizzazione di alloggi sociali distribuiti nei diversi quartieri della città, compreso il centro storico, privilegiando il riutilizzo di costruzioni dismesse di proprietà pubblica e privata e secondo standard di costo-beneficio in grado di incrementare il numero degli alloggi disponibili.

E - Progettare dotazioni abitative e lavorative di quartiere protette in grado di garantire una continuità di vita e di relazioni affettive alle persone diversamente abili.

F – Progettare una rigenerazione della parte novecentesca dell’Ospedale Maggiore nella chiave del parco urbano e di servizi alle persone, con particolare riferimento alla riabilitazione, agli anziani non autosufficienti, ai pazienti affetti da varie forme di demenza.

G – Realizzare almeno quattro progetti pilota per case-famiglia di quartiere predisposte a processi di accoglienza futura (Dopo di Noi).

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IMPRENDITORIA avanzata = buona OCCUPAZIONE

Bisogna innanzitutto pensare a NUOVI MODELLI DI SVILUPPO ECONOMICO consolidando al tempo stesso il valore e la reputazione della tradizione produttiva della città. Una strategia, tra passato e futuro, che necessita di una inedita pianificazione a tempi brevi e medio-lunghi con tutti i soggetti attivi sul territorio. Partendo da una domanda che ognuno rivolgerà a se stesso: cosa intendiamo per Food Valley (oggi, tra 10 e tra 20 anni)?

Si tratta di sviluppare e valorizzare, con progetti concreti e concezione innovativa, la distrettualità agroalimentare di Parma e i settori ad essa collegati comprendenti l’area infomeccatronica e in chiave estensiva quelle bio-tecnologica, farmaceutica, del cosmetico, dell’automotive ed oggi delle rinnovabili. Una dinamica ben strutturata tra tradizione e innovazione, votata al rispetto ambientale e alla caratterizzazione paesaggistica, di cui esistono i presupposti fondamentali di immagine, di sostanza industriale, formativa e della ricerca (attraverso un necessario rinnovato rapporto tra scuole di formazione-università-imprese).

In generale si tratta di promuovere, con azioni condivise, una cultura dell’innovazione che dovrebbe vedere città e territorio identificarsi nel brand “Parma”. Concentrandosi sull’importanza strategica di dare un’Identità di Marca al nostro territorio che consenta di connotare l’esperienza “Parma” come molto soddisfacente e soprattutto memorabile. In questo scenario anche il tema delicato della Fiera deve essere interpretato con molta attenzione e lungimiranza.

Per dare sostanza a questa impostazione di marketing territoriale, tra le altre cose, bisognerà prefigurare una sorta di campus parmense delle attività produttive, dove l’immagine aziendale non sia solo prerogativa della singola azienda ma dell’insieme di tutti i soggetti imprenditoriali presenti, quindi della qualità dell’ambiente insediativo nel suo complesso secondo un ben denotato paesaggio produttivo (al contrario di quanto vediamo oggi nei quartieri a partire dalla SPIP), tra città e territorio emiliano ma proiettata a scala internazionale.

I benefici collettivi dello sviluppo economico ed occupazionale, sempre se sostenibile, con relativo innalzamento del benessere socio-economico della città e la capacità di trattenere i nostri giovani più attivi e meritevoli, dipende da una politica, sino ad oggi piuttosto trascurata, capace di determinare condizioni di attrattività verso qualificati nuovi soggetti imprenditoriali. Il Comune deve essere un partner importante in una strategia di questo tipo sotto il profilo della qualità urbana ma anche degli incentivi fiscali, dell’insediamento fisico sul territorio, delle procedure realizzative, dei servizi alle imprese, un sistema di rapporti oggi ancora troppo burocratizzato e non coordinato.

Il Comune può inoltre contribuire determinando dei volani di sviluppo, sia di sostanza economica che di immagi (a complemento dei poli del Regio e della Pilotta) come luogo vocato all’acquisto ma anche al consumo e alla promozione dei prodotti gastronomici, tra tipicità ed innovazione (coinvolgendo ALMA e Università), per la città Capitale della Food Valley visitabile da migliaia di turisti che arrivano a Parma con molte aspettative sulla cultura gastronomica oltre che artistica. Un volano straordinario, stabile e sinergico al rilancio generalizzato del sistema commerciale e dell’abitare in centro.

ALCUNE AZIONI PROGRAMMABILI NEI PRIMI SEI MESI DI NUOVA AMMINISTRAZIONE

A – Sviluppare con tutte le componenti in campo, pubbliche e private, un progetto complessivo di definizione delle linee guida caratterizzanti la “Food Valley”, secondo una distrettualità articolata, fortemente riconducibile al brand “Parma”, e in grado di attirare nuova industria sostenibile ad alta innovazione di processo e di prodotto.

B – Rigenerare tutto il sistema degli insediamenti produttivi del contesto attraverso una verifica dotazionale e nuovi criteri di qualità insediativa e gestionale collettiva. In particolare l’area SPIP deve assumere l’immagine di un campus produttivo ad alta qualificazione e con incentivi in grado di attirare attività industriali innovative a scala internazionale (SPIP CAMPUS).

C – Il rapporto con l’Università va ripreso e coordinato per incentivare filiere di formazione capaci di supportare i nuovi regimi di qualificazione produttiva, proponendo la nascita di un centro di ricerca e trasferimento tecnologico pubblico-privato all’interno del Campus Scienze e Tecnologie.

D – Il Comune sviluppa un’azione di incentivo e coordinamento tecnico amministrativo che favorisca l’autoconsumo energetico da rinnovabili, attivando in particolare un piano, in collaborazione con soggetti imprenditoriali ed IREN, che evidenzi superfici idonee all’installazione di fotovoltaico, al formarsi di Comunità Energetiche, alla realizzazione di una rete di infrastrutture di ricarica.

E – Tra le ulteriori azioni tese a rafforzare il brand “Parma” capitale delle “Food Valley” bisogna puntare al rilancio della Ghiaia come luogo simbolo della cultura gastronomica quale volano di tutto il sistema commerciale del centro storico e a complemento dell’offerta della città d’arte.

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RIGENERAZIONI URBANE, INFRASTRUTTURE e OPERE PUBBLICHE, ma utili

Bisogna innanzitutto considerare che ATTREZZATURE URBANE, INFRASTRUTTURE, MOBILITÀ costituiscono UN SISTEMA. La gestione di questi settori - caratterizzata fino ad ora da fattori di una strategia coerente con sperpero di risorse, impatto insostenibile (aeroporto cargo) - deve contingenti, progetti velleitari, lungaggini operative con forte impatto su cittadini e imprese, mancanza di una strategia coerente con sperpero di risorse, impatto insostenibile (aeroporto cargo) - deve prevedere un preciso nuovo quadro di priorità.

Il tema delle grandi infrastrutture, anziché inseguire la chimera di una fermata AV alla Fiera di più che improbabile realizzazione tecnica e di controversa utilità, dovrebbe vedere il Comune impegnarsi concretamente nei confronti degli enti gestori sollecitando ulteriori risorse per il potenziamento della linea ferroviaria per La Spezia e l’elettrificazione delle linee per Piadena e Suzzara allo scopo anche di attivare treni metropolitani cadenzati a servizio del territorio inter-provinciale. Oltre al miglioramento dei treni transregionali sulla linea Mi-Bo con regime metropolitano a servizio dell’utenza pendolare. Va inoltre richiamato il rispetto degli impegni di RFI con l’incremento dei treni dell’Alta Velocità per Roma (almeno tre giornalieri) e l’istituzione di un efficiente servizio di navette tra Reggio AV-Parma-Aeroporto-Fiera modulato sulla variazione di domanda.

Risulta altresì prioritario un significativo piano di manutenzione degli spazi urbani, aree verdi, strade e marciapiedi, piste ciclabili, con apertura di strade e ponti chiusi o a traffico alternato. Un intervento generalizzato a beneficio di tutti i cittadini e le aziende, e di tante imprese medio-piccole di costruzione. Con il Piano della Mobilità devono essere definiti obiettivi chiari di elettrificazione del trasporto pubblico e di incentivo alla mobilità dolce. Fondamentale la messa a punto di un sistema intermodale complessivo attraverso concreti incentivi alla mobilità ciclopedonale (connettendo le tante ciclabili interrotte e a scala territoriale la ciclovia Sala-Colorno e Collecchio-Parma) nonché nuove formule per il trasporto condiviso.

Tra le attrezzature urbane il tema dello stadio va riaperto con il Parma Calcio ma nell’ottica di una efficiente nuova struttura ad alta sostenibilità, anche per grandi eventi e funzioni metropolitane, da erigersi su aree urbanizzate dismesse nella fascia nord della città, riportando il Tardini alla sua essenza monumentale per consegnarlo alle attività sportive amatoriali e scolastiche, alle giovanili, al verde per tutta la cittadinanza.

Bisogna poi ripensare il programma delle opere pubbliche evitando sprechi di denaro (vedasi il rifacimento di Via Mazzini) e le lungaggini dei lavori con forte impatto sulla città (il Ponte Romano). Le lunghe attese in fila in auto negli ingorghi causati da un mancato coordinamento nell’esecuzione delle manutenzioni delle strade soprattutto a nord della città sono nella memoria di molti parmigiani ed evocano diversi e più efficienti criteri di programmazione, coordinamento e di appalto di queste opere in collaborazione con ANAS e Provincia.

ALCUNE AZIONI PROGRAMMABILI NEI PRIMI SEI MESI DI NUOVA AMMINISTRAZIONE

A – Bisogna abbandonare i progetti velleitari e di assai improbabile realizzazione favorendo una concentrazione realistica delle risorse sul completamento della rete viaria (ad es. prolungamento viale Forlanini, apertura via Versailles, rifacimento ponti a senso alternato, risezionamento delle strade più strette e senza marciapiedi, il completamento dei tratti interrotti di ciclabili e la realizzazione della dorsale ciclabile espressa nord-sud (A1 – Campus) ed est-ovest (San Pancrazio-S. Prospero) e verso le frazioni.

B – Rinnovare le richieste dei finanziamenti per il completamento in tempi brevi della Tirreno-Brennero ferroviaria e l’elettrificazione delle linee ferroviarie interregionali, il potenziamento della linea a regime metropolitano per l’utenza pendolare, l’incremento dei treni dell’AV in Stazione, la realizzazione di un efficiente servizio navette su gomma PR-RE AV.

C – In generale va predisposto un piano quinquennale di manutenzione stradale (ben coordinato con ANAS e Provincia) e degli spazi pubblici urbani in grado di favorire, a parità di risorse, un’efficienza funzionale al maggior numero possibile di utenti urbani, cittadini ed imprese.

D – Tutto il sistema della mobilità va ristudiato in chiave integrata per corrispondere alle necessità di una mobilità privata fortemente orientata all’elettrico, di elettrificazione del trasporto pubblico, di sviluppo ad un’economia di scala del servizio di car sharing, di realizzazione e manutenzione sistematica, non occasionale, di infrastrutture ciclabili solo così realmente utilizzabili sia in ambito urbano che per il collegamento sub-urbano. Ridefinizione della governance di Infomobility.

E – Nell’ambito dei progetti di quartiere e per il centro storico, a partire da un censimento sul patrimonio edilizio dismesso o non utilizzato produttivo e residenziale, favorire un piano di incentivo per il recupero edilizio sia per attività produttive sostenibili che per edilizia sociale in collaborazione con Fondazioni bancarie, istituti di credito, bandi di finanziamento pubblico. Promozione di una cultura della qualità architettonica ed urbana.

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AMBIENTE ma non a parole

A Parma serve un IMPEGNO CONCRETO SULLA QUALITÀ AMBIENTALE e non una continua ricerca di soli riconoscimenti di immagine più o meno qualificanti. A fronte dell’emergenza climatica, forse più lenta ma sicuramente più decisiva di qualsiasi altro rischio a scala globale, le politiche ambientali devono essere trasversali a tutti i settori di intervento, definendo i limiti e le opportunità di uno sviluppo veramente sostenibile non in senso generale ma declinato sul contesto specifico della città.

La focalizzazione di alcuni obiettivi tematici alla portata del governo locale come il consumo di suolo, l’uso dell’acqua, la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili, la piantumazione puntuale ed estesa e le attività agricole suburbane a servizio della città (consumo a KM 0), la mobilità a basso impatto ambientale, la sostenibilità edilizia e dello spazio pubblico, possono incidere positivamente sul microclima e sulla qualità dell’aria e dell’acqua della città, rendendola più resistente alle criticità climatiche incidenti sulla salute e il benessere dei cittadini oltre che sui loro beni materiali e, non ultimo, più competitiva sul grado di attrattività in generale.

Tra le principali criticità quella della qualità dell’aria a cui la nuova amministrazione deve fornire un proprio contributo attraverso molteplici settori e iniziative tra le quali, ad esempio, l’elettrificazione completa del parco mezzi TEP e la collaborazione alla sostituzione generalizzata degli impianti di riscaldamento domestico. Il tema dell’energia rinnovabile, in particolare fotovoltaica, potrebbe svilupparsi significativamente se il Comune si facesse carico di un piano di facilitazioni e di incentivi, mostrando con chiarezza le opportunità finanziarie in essere nel quadro della transizione ecologica, dando supporto tecnico a cittadini, aziende, comunità. E qui il tema non è solo ecologico ma anche di riduzione del costo delle bollette.

E’ vero che la mobilità elettrica non è la panacea del problema ambientale, ma nell’ecosistema prettamente urbano, nelle zone più densificate, l’autoveicolo elettrico riduce fortemente il contributo inquinante diretto, si pensi alle auto ma anche ai furgoni di distribuzione merci, agli autobus, ai taxi, al car sharing. La stessa diffusione esponenziale della bicicletta elettrica può dare un contributo di nuovi utenti su distanze sub-urbane e verso i centri frazionali che con la semplice bicicletta pochi cittadini potevano affrontare. Rispetto a questi trend di sviluppo dobbiamo però predisporre una rete di servizi di erogazione dell’energia elettrica adeguati in ogni parte della città.

Sull’aeroporto la posizione deve essere chiara: no a quello cargo e all’allungamento della pista piuttosto valorizzazione dell’esistente, già fortemente finanziato con soldi pubblici, con finalità turistiche, quelle che richiede Parma. Una scelta motivata da ulteriore inquinamento dell’aria, già oggi un problema rilevante per la città, da notevole disturbo acustico soprattutto notturno (incidente sul sonno) esteso a tutta la città e non solo per l’area di Baganzola e San Pancrazio, da consumo di suolo con insediamento di capannoni, incremento di parcheggi e infrastrutture asfaltate producenti bolle di calore, da incremento del traffico pesante. Una situazione del tutto in contrasto con l’identità di Parma capitale di una Food Valley dove le caratteristiche di salubrità ambientale da incrementare sempre più corrispondono ad un brand qualitativo di straordinaria importanza economica, già in passato danneggiato dalla realizzazione dell’inceneritore.

La sostituzione delle alberature non deve essere occasionale. C'è bisogno di un approccio programmato all'impianto di nuovi alberi. Varrà la pena di prendere esempio da città che costruiscono la loro immagine sul verde urbano, perché fornisce benefici economici e identifica la città. Gli alberi sono un patrimonio inestimabile, che fornisce servizi dei quali spesso non si ha coscienza.

Il Comune deve quindi programmare ma anche finanziare adeguatamente il verde urbano, dal parco storico al piccolo ritaglio verde di periferia, secondo un percorso pluriennale su come raggiungere gli obiettivi. Il tema della piantumazione urbana e suburbana, il Km verde ed altre importanti iniziative devono vedere un coordinamento ed un supporto che solo il Comune potrebbe svolgere con la formazione di un network di scopo formato da Università, Istituti agrari professionali, da vivaisti, da associazioni di iniziativa privata, da singoli cittadini. Soprattutto evitando che si determinino fallimenti come a lato della tangenziale sud con perdita di centinaia di piante per mancata irrigazione.

ALCUNE AZIONI PROGRAMMABILI NEI PRIMI SEI MESI DI NUOVA AMMINISTRAZIONE

A – Oltre agli interventi per incentivare le rinnovabili e la mobilità dolce e sostenibile, il Comune deve ristrutturare il suo settore “Ambiente” attraverso strumenti e risorse umane in grado di dare supporto a cittadini ed imprese sul potenziale degli interventi, a diversi livello di incentivo, capaci di sostenere reali, e non solo nominali, processi di transizione ecologica.

B – L’organizzazione manutentiva in chiave decentrata deve trovare una propria caratterizzazione tecnico-culturale oltre che sui fattori funzionali ed estetici anche su quelli a carattere ambientale, utilizzando tecnologie di manutenzione che favoriscano il miglioramento ecologico anche nei micro-interventi diffusi.

C – In relazione all’azione comunale di incentivo delle rinnovabili, verrà sviluppato un piano generale contro le bolle di calore incrementate dal cambiamento climatico attraverso le coperture fotovoltaiche di grandi superfici a parcheggio presenti nel contesto delle Fiere, dei parcheggi pubblici e delle aziende.

D - Nell’ambito dei “Progetti di Quartiere” l’aspetto ambientale sotto i diversi profili di resilienza agli agenti atmosferici estremi e di miglioramento del microclima necessitano di competenze adeguate e di prescrizioni anche sul piano delle trasformazioni edilizie pubbliche e private. Si introduce la figura del consulente ambientale di quartiere.

E – La pianificazione comunale deve definire obiettivi ben precisi di qualificazione ambientale coerenti con l’idea di “Food Valley” attraverso processi di incremento dell’industria sostenibile, di transizione ecologica di quella più inquinante, di incentivo premiante ogni investimento che vada verso obiettivi green. F – La formazione di un network di scopo “Parma Città Verde” vedrà il Comune come ente di coordinamento delle tante realtà già operanti sul piano delle piantumazioni in città. La finalità è quella di incrementare le risorse atte ad intensificare il tema delle piantate ma anche di ottimizzarne le logiche di gestione e manutenzione del verde per ricavarne il massimo dei benefici a cominciare dalla protezione dell’oasi naturalistica del Torrente Parma.

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